Eni, Descalzi e Scaroni verso la richiesta di rinvio a giudizio per la maxi tangente nigeriana

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2017
Undici persone, tra le quali l'amministratore delegato del cane a sei zampe Claudio Descalzi, il suo predecessore Paolo Scaroni (entrambi nella foto), l'uomo d'affari Luigi Bisignani e l'ex ministro nigeriano del petrolio Dan Etete, stanno ricevendo gli avvisi di conclusione indagine, atto che di prassi prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, per la presunta maxi tangente da oltre un miliardo di dollari che Eni e Shell avrebbero versato nel 2011 per aggiudicarsi il giacimento petrolifero Opl-245. Secondo la ricostruzione della Procura di Milano, che contesta il reato di corruzione internazionale, Etete a fine anni '90 si sarebbe autoassegnato la concessione attraverso prestanome e tramite la società Malabu, a cui successivamente fu prima revocata e poi, nel 2006, riassegnata. Malabu sarebbe usata come paravento per celare il meccanismo corruttivo e far arrivare le presunte mazzette a politici e burocrati del paese africano. Una tranche della tangente, 215 milioni, se non fosse stata sequestrata dai magistrati inglesi e svizzeri, sarebbe stata destinata a pagare manager Eni, due intermediari stranieri, il nigeriano Emeka Obi e il russo Ednan Agaev, e due mediatori italiani, Gianluca Di Nardo e Luigi Bisignani. Eni ha sempre affermato la correttezza del suo operato, anche mettendo in atto una strategia di replica punto per punto su web e social network durante la messa in onda, il 13 dicembre 2015, dell'inchiesta di Report "La trattativa", realizzata da Luca Chianca, incentrata su questa vicenda.
(22 dicembre 2016)