Produttori di armi, aziende tecnologiche, imprese edili e di costruzione, industrie estrattive e di servizi, banche, fondi pensione, assicurazioni, università e associazioni di beneficenza: da ottobre 2023 enti e aziende anziché disimpegnarsi da ogni relazione con Israele, hanno moltiplicato gli sforzi che alimentano l’“economia del genocidio" in corso a Gaza, ma non solo.
Facendo luce sull’economia politica di un’occupazione militare trasformatasi in genocidio, il Rapporto di Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, rivela come l’“occupazione perpetua” della Palestina da parte dello Stato di Israele sia divenuta un terreno ideale di sperimentazione per i produttori di armamenti e per le grandi imprese tecnologiche – offrendo una domanda e un’offerta illimitate, un controllo minimo e un’assoluta assenza di responsabilità – mentre investitori e istituzioni pubbliche e private traggono liberamente profitti da questo meccanismo.
Enti aziendali influenti a livello internazionale rimangono inestricabilmente legati finanziariamente all'apartheid e al militarismo di Israele, fornendo “infrastrutture tecnologiche cruciali" che consentono a Israele di mantenere sistemi di sorveglianza di massa e operazioni militari nei territori palestinesi occupati. Albanese ha dichiarato di aver raccolto oltre 200 testimonianze e sviluppato un database di circa mille aziende coinvolte in quello che il documento considera "un sistema di violazioni dei diritti umani e crimini internazionali".
Tali condotte hanno tramutato l’occupazione israeliana della Palestina in un "laboratorio digitale", dove tecnologie sviluppate per il mercato civile vengono testate e perfezionate per scopi militari e di controllo della popolazione. Queste stesse tecnologie vengono poi vendute in tutto il mondo con l'etichetta di "battle-tested" – ovvero "testate in battaglia" – un marchio che le rende più appetibili per altri governi e forze dell'ordine che vogliono acquistare sistemi già provati in situazioni reali di conflitto.
Le conclusioni del rapporto evidenziano come l’attualità del conflitto israelo-palestinese sia uno specchio dei meccanismi economici che soggiacciono al nostro mondo, un processo fondato su logiche di mercato capitalistiche, reti logistiche e sistemi di produzione occidentali.
La relatrice utilizza il concetto di "Capitalismo razziale" (dall’inglese racial capitalism) che fa riferimento al processo attraverso il quale le dinamiche fondamentali del capitalismo — accumulazione/espropriazione, credito/debito, produzione/surplus, capitalista/lavoratore, sviluppato/sottosviluppato, contratto/coercizione, e altre ancora — vengono articolate attraverso la razza. In altre parole, secondo questa teoria, la disuguaglianza razziale è alla base del funzionamento del sistema capitalistico.
"Il persistente motore ideologico, politico ed economico del capitalismo razziale ha trasformato l’economia di occupazione - basata sullo sfollamento dei palestinesi e sulla sostituzione della popolazione da parte di Israele - in un’economia del genocidio. Si tratta di un’impresa criminale congiunta, in cui le azioni di uno contribuiscono in ultima analisi a un’intera economia che alimenta, sostiene e rende possibile questo genocidio".
Imprese di molteplici nazionalità hanno tratto profitto da questo mercato coatto, sfruttando la manodopera e le risorse palestinesi, contribuendo alla costruzione e all’economia delle colonie israeliane, e più in generale al sistema economico dell’occupazione: né questi attori, né i governi dei paesi ai quali questi soggetti economici appartengono, hanno minimamente ostacolato questo processo industriale e tecnologico di sterminio e distruzione.
Per tentare di avviare un processo che porti a un reale cambiamento, la relatrice conclude: "Le relazioni economiche con Israele devono cessare fino a quando non ci sarà una fine all’occupazione e all’apartheid, e non saranno garantite adeguate riparazioni. Il settore privato, inclusi i suoi dirigenti, deve essere ritenuto responsabile, quale passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale di capitalismo razziale che ne è alla base."
Leggi il capitolo del rapporto "Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio"