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DENTRO LA MAPPA

Una visione del futuro - di Michele Buono
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Quale mappa? Quella costituita delle rotte che, da millenni, avvolgono il pianeta in un bozzolo pulsante di flussi diversi: informazioni, idee, denaro, parole, persone, merci, divinità. Sono le rotte lungo le quali tuttora viaggia e si costruisce, tappa dopo tappa, il futuro dell'umanità.
In questo sistema planetario alcuni nodi sono più nevralgici di altri. Per esempio: i porti.  

L'Italia, posta nel cuore del Mediterraneo, ha 7600 km di coste e numerosi approdi, anche modernamente attrezzati.

Tra il canale di Suez e la Calabria ci sono 1000 miglia di mare. Per arrivare a Rotterdam, in Olanda, bisogna percorrerne altre 2300.  Eppure le compagnie di trasporto marittimo preferiscono affrontare cinque giorni di viaggio in più per portare le proprie merci a Nord.
Perché? Le ragioni sono molte, ma la più importante è chiarita da un solo concetto: infrastrutture e gestione della logistica.

A Rotterdam, il più importante scalo merci europeo e uno dei più grandi al mondo, è possibile avvalersi di un sistema complesso ed efficiente, perfettamente interconnesso con le reti terrestri della distribuzione.  

A Tangeri, in Marocco, il nuovo porto commerciale - sviluppato nel corso degli ultimi dieci anni - ha funzionato come un volano straordinario per la crescita della regione e dell'intero paese, attirando merci e investimenti industriali da tutto il mondo.

I porti italiani si vedono passare sotto il naso, proveniente dallo stretto di Suez, un vero tesoro che viaggia da Oriente a Occidente. Paghiamo dunque un prezzo altissimo all'arretratezza delle nostre infrastrutture che sorgono (o, più spesso, non sorgono) alle spalle dei porti, nell'entroterra. Secondo i calcoli degli esperti interrogati da Michele Buono, il costo di una gestione così poco lungimirante delle risorse è pari a 5-7 miliardi di euro l'anno: 3-4 per mancate entrate fiscali e 2-3 per mancato fatturato nell'industria e nei servizi.  Però il futuro è comunque alle porte. Anzi: al porto.

Rotterdam

Rotterdam

Tra i primi porti al mondo per traffico merci, è composto da sei differenti banchine (Botlek, Centrum, Delfshaven, Maasvlakte, Pernis e Waalhaven), tutte interconnesse tra loro e gestite da un'unica piattaforma digitale.
È cresciuto dai 9,7 milioni di container del 2009 ai 12,3 milioni del 2016. È il più importante porto commerciale europeo.

Tangeri

Tangeri

La città marittima che fino a pochi anni fa era soltanto una meta turistica un po' esotica sospesa tra Africa ed Europa, è oggi il capoluogo del principale polo industriale del Marocco. Il nuovo porto, sorto a circa 40 km dall'infrastruttura più antica, è oggi capace di gestire un traffico di 3,3 milioni di container.

rotte mediterranee

I porti italiani

La capacità commerciale dei nostri porti non rende merito alla tradizione marinara italiana. I porti ci sono, certo, ma sono sfruttati solo parzialmente perché - come spesso capita nel nostro paese - non si riesce a "fare sistema"; cioè a connettere l'uno con l'altro i poli di una rete che - a guardarla dall'alto - sembra esistere già. Oggi nessun porto italiano compare tra i primi cinquanta del mondo, ma importanti novità sono alle porte.

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