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Corruzione e dossieraggi: arrestato Montante, ex responsabile legalità di Confindustria

Corruzione e dossieraggi: arrestato Montante, ex responsabile legalità di Confindustria

Stagioni: 2018

E’ stato arrestato questa mattina Antonio Calogero Montante, attuale presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi di Confindustria Nazionale, dove aveva ricoperto in passato anche la carica di responsabile nazionale per la legalità. Agli arresti domiciliari anche il colonnello dei carabinieri Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo tornato all'Arma dopo un periodo nei servizi segreti, Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano, Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a Palermo, il “re dei supermercati” siciliani Massimo Romano. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione.

 

Il 22 gennaio 2016, come raccontato l’aprile successivo da Report nell’inchiesta di Bernardo Iovene “Padroni si nasce” (guarda la clip in questa pagina), Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. A fare il suo nome, alcuni collaboratori di giustizia e due ex amici dell’imprenditore, Marco Venturi, ex assessore regionale, e Alfonso Cicero, ex presidente dell'Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive. Ora gli inquirenti gli contestano di aver creato, per spiare detta inchiesta, una rete illegale di informatori di cui avrebbero fatto parte gli agenti arrestati stamane. Altre 22 persone, che avrebbero contribuito a veicolare le informazioni a Montante, risultano indagate ma non sono state raggiunte da provvedimenti cautelari: tra di loro l'ex presidente del Senato Renato Schifani, l'ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile, Andrea Cavacece, capo reparto dell'Aisi, Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia. All’origine di questo filone di indagine il ritrovamento, durante una perquisizione nella villa dell’imprenditore, in una stanza nascosta da una libreria, di archivi cartacei e informatici che riportavano contatti, incontri, e compensi per i corrotti.

 

Secondo quanto riferito oggi in conferenza stampa dal procuratore nisseno Amedeo Bertone, non sarebbero state acquisite sufficienti prove per formulare l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nondimeno, Bertone delinea un quadro composto da corruzione, amicizie con mafiosi e dossieraggio in danno di una quarantina di magistrati, giornalisti, colleghi di Confindustria Sicilia e di potenziali nemici che avrebbero potuto ostacolare la propria ascesa ai vertici di Camera di Commercio e Confindustria.

(lunedì 14 maggio 2018)

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