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Report Extra. Sprechi e conflitti di interesse tra i templi di Paestum

di - Società

Report Extra. Sprechi e conflitti di interesse tra i templi di Paestum

Stagioni: 2014
Autori: Giorgio Mottola
Argomenti: Società

“Sembra che un dio abbia costruito qui con enormi blocchi di pietra la sua casa”. È quanto scrisse il filosofo Friedrich Nietzsche dopo aver visitato i tre maestosi templi dorici di Paestum. Si dà il caso però che quel dio avesse anche delle nozioni di geologia, che devono poi essere andate perdute nel corso dei secoli. Diversamente non si riuscirebbe a spiegare come mai il nuovo super innovativo museo narrante del santuario di Hera Argiva, a pochi chilometri dall’area archeologica di Paestum, sia stato edificato nel mezzo di un’area alluvionale.

 

Da museo sembra infatti essersi trasformato in acquario: essendo stato costruito sotto il livello del fiume, a cento metri dall’argine, si allaga a ogni timida esondazione del Sele. L’ultima risale a soli pochi giorni fa e il risultato è lo stesso di sempre: struttura chiusa e inagibile per chissà quanti mesi. Possibile che non si sapesse che la zona fosse alluvionale? «Nessuno poteva immaginarselo», giura Marina Cipriani, direttrice dell’area archeologica di Paestum, davanti alla telecamera accesa. «Lo sapevano tutti, me compresa fin da quando ero piccola», si lascia scappare quando la telecamera sembra spenta.

 

E pensare che il Museo narrante rientrava tra le iniziative che secondo la giunta campana di Antonio Bassolino doveva trasformare Paestum (che nonostante le enormi potenzialità non va oltre le 200mila visite all’anno) in uno dei più grandi attrattori turistici del sud Italia. Con il Por 2000-2006, la Regione Campania ha fatto cadere sul sito archeologico salernitano una pioggia di oltre 25 milioni di euro.

 

Con una parte di quei soldi sono stati finanziati importanti e ben riusciti interventi di restauro sui templi e sulle mura. Sono stati recuperati anche meravigliosi reperti di pittura funeraria, che però oggi giacciono nei depositi. Il grosso dei finanziamenti è finito invece in opere che non sembrano aver goduto del ben volere di un dio.

 

Oltre ai quasi 900 mila euro spesi per il museo “acquario” e ai 250 mila euro per un roseto sfiorito nel corso di una stagione, quasi 3 milioni e mezzo di euro sono serviti per acquistare un vecchio stabilimento della Cirio, che si voleva trasformare nella porta di ingresso dell’area dei templi. In corso d’opera ci si è accorti però che servivano molti più soldi e quello che sarebbe dovuto diventare un avveniristico museo si è trasformato in un rifugio per senza tetto.

 

Con altri 5 milioni di euro sono stati finanziati sia il rifacimento della strada che costeggia le mura sia la costruzione di due nuovi parcheggi, fino ad oggi rimasti inutilizzati perché incompiuti. Mentre si aspetta che arrivino gli altri 13 milioni di euro per ultimarli e farli entrare in funzione, i turisti possono comunque continuare a parcheggiare nei due parcheggi privati preesistenti: uno di un parente del sindaco di Capaccio Paestum, Italo Voza, e l’altro dell’assessore.

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