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Denaro di provenienza illecita nascosto allo Ior, condannati ex vertici

Denaro di provenienza illecita nascosto allo Ior, condannati ex vertici

Stagioni: 2017

 Ancora guai per lo Ior, acronimo di Istituto per le opere di religione, ovvero la banca vaticana. Il Tribunale di Roma ha condannato l’ex direttore generale dello Ior Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli a 4 mesi e 10 giorni al termine del processo su presunte omissioni, in violazione alla normativa antiriciclaggio, legate ad operazioni ritenute sospette. Durante la sua requisitoria, il pubblico ministero avevo detto che “lo Ior è luogo dove nascondere danaro di provenienza illecita. L'istituto di credito si è sempre relazionato con le banche italiane senza fornire alcun tipo di informazione". L’inchiesta prendeva le mosse dalla violazione, da parte della banca vaticana, degli obblighi previsti dalle norme antiriciclaggio, in particolare rispetto alla richiesta al Credito Artigiano di trasferimento di 23 milioni di euro alla tedesca J.P. Morgan Frankfurt ed alla Banca del Fucino. "Cipriani e Tulli - ha aggiunto il magistrato - avevano detto che quelli erano soldi di proprietà dello Ior e non di soggetti terzi. Ma non era vero e nel 2014 i successori indicarono i nomi dei proprietari di quelle somme, e tra questi non figurava lo Ior". Quindi gli imputati avrebbero mentito escludendo "che presso lo Ior ci fossero conti intestati a laici e depositati soldi di provenienza illecita", mentre “allo Ior c'erano non solo posizioni riferite a soggetti che nulla avevano a che fare con lo Stato Città del Vaticano o con strutture ecclesiastiche, ma addirittura ancora oggi risultano aperti conti dell'imprenditore Angelo Proietti, il quale ha patteggiato una bancarotta per il fallimento di una sua società e che ha ancora conti presso il Vaticano". Report si è occupato dei conti dello Ior nella puntata del 7 giugno con un’inchiesta di Paolo Mondani


(23 febbraio 2017)

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