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Report Extra. Alluvione di Sarno: quando la morte non è una livella

di - Società

Report Extra. Alluvione di Sarno: quando la morte non è una livella

Autori: Giorgio Mottola
Argomenti: Società
Stagioni: 2016

Se proprio dovete morire in un incidente, scegliete accuratamente dove farlo. Lo Stato italiano non riconosce a tutte le vittime eguali diritti ed eguali risarcimenti: i principi cambiano in base alla latitudine. Il comune salernitano di Sarno è ad esempio il peggior posto in Italia dove morire travolti da una colata di fango. Quando nel 1998 la montagna venne giù, si portò via 137 persone. Dopo diciassette lunghi anni, nonostante una sentenza definitiva che ha inchiodato l’allora sindaco alle sue responsabilità rispetto al ritardo nei soccorsi e nell’evacuazione, alle famiglie delle vittime non è ancora arrivato nemmeno un euro di risarcimento. A questa situazione, con la legge di stabilità 2015, alcuni parlamentari del Partito democratico hanno deciso finalmente di metterci una toppa. Una toppa che rischia, però, di essere peggiore del buco.


L’emendamento 245-undevicies, sottoscritto da sei parlamentari del Pd, tra cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, stanzia 17 milioni di euro «a totale indennizzo della responsabilità civile a carico dello Stato e del comune di Sarno». Per ciascuna vittima il risarcimento è fissato a 100mila euro. Nessuno può dare un prezzo a una vita spezzata, ma in altri casi lo Stato ha deciso di attribuirvi un valore maggiore. In una tragedia più recente, quella del disastro ferroviario di Viareggio del 2009, il Governo approvò, l’anno dopo, un risarcimento di 10 milioni di euro per le vittime dell’incidente. Vale a dire, circa 300mila euro a persona. Tre volte quanto stanziato per i morti sarnesi. A Viareggio inoltre arriveranno anche altri indennizzi che saranno stabiliti alla fine dei procedimenti civili avviati dai familiari delle vittime.


Questa possibilità sarà del tutto preclusa a Sarno dopo che il Parlamento avrà approvato l’emendamento presentato dal Pd. Al comma quater dell’articolo 245-vicies, la legge di Stabilità parla chiaro: «I contenziosi aperti sono dichiarati estinti a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge». Quindi tutti i processi in corso al Tribunale civile, per ottenere i risarcimenti, verranno automaticamente bloccati. E pensare che, dopo diciassette anni di attesa, i procedimenti civili stavano per arrivare a conclusione. Lo Stato rischiava di doverci rimettere molto più di 17 milioni di euro. Ecco perché l’associazione dei familiari delle vittime è su tutte le furie: «Per noi – spiega Antonio Milone, presidente dell’associazione Rinascere – questo emendamento è una vera e propria offesa. È un provvedimento incostituzionale che sovverte i principi fondamentali di equità e giustizia. Non vogliamo i soldi, ma un equo processo».


La misura contenuta nella legge di stabilità potrebbe comportare delle conseguenze paradossali nel comune salernitano. Due anni fa si era concluso in Cassazione il procedimento penale per l’alluvione del 1998 e, in base alla sentenza, era stato stabilito un risarcimento di 30 mila euro per ogni parte civile che si era costituita al processo. In base a questa decisione, alla moglie e ai tre figli di un medico, morto diciassette anni fa sotto il fango mentre era in ospedale a soccorrere i feriti, era stato riconosciuto un indennizzo di 120 mila euro. Ma, in base all’articolo 245-vicies quater del provvedimento, «l’indennizzo corrisposto comprende tutte le somme dovute a qualsiasi titolo ai destinatari e tiene conto di quanto eventualmente già percepito a seguito di sentenze riguardanti la responsabilità civile dello Stato e del comune di Sarno». E dal momento che il tetto fissato dalla legge è di 100 mila euro a vittima (e non a parte civile), la famiglia del medico ucciso dal fango potrebbe essere costretta a dover restituire 20mila euro.


«So che ci sono diverse criticità – spiega Tino Iannuzzi, deputato salernitano del Pd e firmatario dell’emendamento - ma abbiamo voluto stabilire in modo chiaro un principio, vale a dire che deve essere lo Stato a farsi carico del risarcimento». Sulla tempistica dell’emendamento, presentato a ridosso della sentenza del Tribunale civile, spiega: «Abbiamo dovuto intervenire in fretta perché il Comune di Sarno rischiava il dissesto. Il processo applicativo della legge sarà comunque lungo e ci sarà tutto il tempo di approntare le modifiche necessarie». Intanto, domani il Senato approverà il testo così com’è. 

(22 dicembre 2015) 

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