La Commissione europea
1958
Bruxelles
Commissione
28 Commissari
È il ramo esecutivo dell’Ue e la custode dei Trattati. Prende decisioni sull'orientamento strategico e politico.
È composta da 28 commissari, uno per ciascun paese dell’Ue, e la durata dell’incarico è di 5 anni. Ogni singolo commissario è competente per determinate politiche (economiche, ambientali ecc). L'attuale collegio è in carica fino al 31 ottobre 2019. Il presidente, che definisce l’agenda politica della Commissione ed è scelto dal Consiglio europeo, è il lussemburghese Jean-Claude Juncker.
Le decisioni della Commissione spesso non vengono attuate o rispettate dai paesi. È il caso di Irlanda e Lussemburgo circa i vantaggi fiscali riconosciuti alle grandi multinazionali come Apple, Amazon e Google. L’Ue ha più volte richiamato quei paesi a far pagare le giuste imposte a queste imprese. L'Irlanda avrebbe dovuto recuperare da Apple 13 miliardi di euro di aiuti illegali entro il 3 gennaio 2017, cioè quattro mesi dopo la notifica ufficiale dell’Ue. Ad oggi non lo ha ancora fatto. Quindi permettendo all’azienda di pagare solo lo 0,05 di imposte, penalizza le altre aziende del settore e gli permette di non versare il dovuto nelle casse degli altri paesi europei dove realizza profitti. Per questo motivo la Commissione europea ha deciso di deferire l'Irlanda alla Corte di Giustizia.
La Banca Centrale Europea
1998
Francoforte
Consiglio direttivo
Comitato esecutivo
Consiglio generale
1 governatore banca nazionale x paese UE
1 vicepresidente
1 presidente
Gestisce e autorizza l’emissione delle banconote in euro. Definisce e attua la politica economica e monetaria dell’Ue. Il suo compito principale è mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo in tal modo la crescita e l'occupazione.
È composta da un presidente, un vicepresidente, e i governatori delle banche centrali nazionali di tutti i paesi dell'Ue. L’attuale presidente è Mario Draghi, il cui mandato dura 8 anni (non rinnovabile) e scade il 31 ottobre 2019. Gli organi decisionali della Bce sono tre:
La Bce dirige la cooperazione fra le banche centrali nazionali di tutti i paesi dell’Ue (Eurosistema). Gestisce le riserve di valuta estera dell'eurozona e l'acquisto o la vendita di valute per mantenere in equilibrio i tassi di cambio. Si accerta che le istituzioni e i mercati finanziari siano adeguatamente controllati dalle autorità nazionali. Uno degli scopi della Bce è mantenere il tasso di inflazione su livelli prossimi al 2 per cento, su un orizzonte di medio periodo, per garantire la stabilità economica dell’eurozona. Le decisioni della Bce hanno un impatto diretto sull’economia reale dell’eurozona e quindi sulle vite dei suoi circa 340 milioni di cittadini. La Banca Centrale fissa i tassi di interesse con cui concede prestiti alle banche, controllando l'offerta di moneta e l'inflazione. Questo impatta, in ogni singolo Paese, sul costo di beni e servizi, l’aumento o la riduzione dei prezzi, la richiesta di prestiti e mutui. Quando l’inflazione è lontana dalla soglia del 2%, abbassa il tasso di interesse. In questo modo le banche, pagando meno interessi alla Banca centrale, possono concedere prestiti a tassi vantaggiosi ai cittadini che sono così più invogliati a investire. L’effetto è quello di rivitalizzare l’economia e alzare un po’ l’inflazione. Al contrario, quando la domanda di beni cresce, per evitare che le industrie aumentano i prezzi troppo velocemente, la Bce alza i tassi di interesse. In sostanza l’obiettivo della Bce è quello di mantenere prezzi stabili. E lo fa abbassando i tassi quando l’economia va male, alzandoli quando si surriscalda. Da novembre 2014 la Bce vigila e controlla le attività delle maggiori banche dell’eurozona. Può concedere e revocare le licenze bancarie, individuare i rischi potenziali e farvi fronte tempestivamente.
In queste ore la Bce sta chiedendo alle banche italiane di accantonare più risorse per i crediti deteriorati. Una stretta che sta creando timori e potrebbe ripercuotersi anche sulle famiglie che si vedrebbero negare prestiti.
La quota più rilevante riguarda finanziamenti erogati a soggetti che non rimborseranno mai (imprese fallite), o solo in parte. Ma anche un finanziamento rimborsato con un ritardo superiore a 90 giorni è incluso tra i crediti deteriorati. La crescita dei crediti deteriorati in Italia è dovuta alla lunga fase di recessione, alla lunghezza dei tempi della giustizia civile, e ad una erogazione del credito senza adeguata copertura.
Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale Abi - Associazione bancaria italiana:
Perché le nuove linee guida della Bce stanno creando tanto allarme?
Perché incidono sul capitale delle banche e quindi sulla disponibilità di nuovi finanziamenti. Le indicazioni della Bce eliminano sostanzialmente qualunque margine di autonomia in coloro cui è demandata la gestione della banca. Tra l’altro negli ultimi mesi si è visto che l’applicazione delle regole esistenti già consente alle banche di abbattere in misura significativa la massa di crediti deteriorati (ad esempio in Italia circa il 25% dei crediti deteriorati è stato ridotto in pochi mesi). Questo documento modifica e integra normative e linee guida già esistenti e recentemente riviste dalla stessa Bce. Inoltre, le indicazioni riportate non tengono conto delle condizioni giuridico-economiche dei diversi Paesi europei; in primis, quelle relative ai tempi della giustizia civile, che determinano effetti significativi sulla dimensione dei crediti deteriorati e introducono ulteriori elementi di penalizzazione della ripresa economica in atto.
Ma in che modo le nuove regole creerebbero difficoltà alle piccole imprese che chiedono credito?
Il documento prevede delle tempistiche predefinite per le svalutazioni che le banche devono effettuare a fronte dei crediti deteriorati. Ma non sono stimate le conseguenze delle nuove regole sulla disponibilità di finanziamento dell’economia reale, e quindi sulla crescita e il livello di occupazione. La proposta Bce determinerà per le banche europee la necessità di maggiore capitale e imporrà maggiori costi, proprio nel momento in cui la crescita economica sta riprendendo vigore in Italia e in Europa, e dunque necessiterebbe non già di vincoli, ma di ulteriore stimoli. Occorre pertanto un corretto bilanciamento tra l’obiettivo della stabilità del settore finanziario e l’obiettivo di crescita e competitività dell’economia europea.
Consiglio d’Europa
1949
Strasburgo
Comitato dei Ministri
Assemblea parlamentare
Congresso dei poteri locali e regionali
Segretario generale
Corte europea dei diritti umani
47 Ministri degli esteri
318 parlamentari
+ 318 supplenti
1 Segretario generale
Non è un'istituzione dell'Ue. È la principale organizzazione internazionale di difesa dei diritti umani. Include 47 Stati membri, tra cui i 28 dell’Unione europea. Tutte queste nazioni hanno chiesto di aderire e firmato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, concepita per proteggere la democrazia, la libertà d’espressione e lo stato di diritto. Principi non negoziabili e inderogabili che devono essere rispettati per far parte del Consiglio.
Gli organi principali del Consiglio d'Europa sono:
L’Assemblea può applicare sanzioni nei confronti degli Stati membri che non rispettano i propri impegni. Può sospendere il diritto di voto di un Paese, ad esempio come è avvenuto con la Russia nel 2014 per gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui l’annessione della Crimea.
Altra procedura prevista è il pieno monitoraggio delle istituzioni democratiche: l’Assemblea lo ha adottato nei confronti della Turchia dopo aver rilevato ripetute violazioni alla libertà di stampa e ai numerosi arresti dopo il colpo di Stato del luglio 2016.
Se un Paese viola ripetutamente i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali può essere invitato a recedere dal Consiglio d’Europa o espulso dal Comitato dei ministri.
In Turchia continuano gli arresti di massa, nonostante i provvedimenti presi. Dopo il fallito golpe sono stati arrestati i leader dell’opposizione, sospesi o licenziati 130.000 dipendenti pubblici fra giudici, poliziotti, professori, funzionari. Chiusi giornali e tv contrari al presidente Erdogan, che può permettersi di ricattare l’Europa sui profughi siriani, nonostante gli aiuti ricevuti. E dichiara “ho rifondato la democrazia”. Ma le debolezze del Consiglio non valgono solo per la Turchia: nessuna sanzione c’è stata nei confronti dell’Azerbaigian, dove il presidente in carica da 14 anni, nominato dal padre, ha prolungato il limite dei mandati e ha diminuito l’età per poter essere candidati alla presidenza (forse per preparare la successione per il figlio). E dove gli oppositori politici finiscono in carcere.
L’Azerbaigian è sotto i riflettori anche per la sua attività di lobbying all’interno del Consiglio d’Europa, nota come “caviar diplomacy”. Diversi deputati sono sospettati di aver ricevuto regali, favori e ingenti somme di denaro dai diplomatici azeri per influenzare il voto dell’Assemblea parlamentare in materia di diritti umani. Nel 2013 Luca Volontè avrebbe orientato il voto del gruppo popolare, da lui presieduto, per affossare il rapporto stilato dal deputato Christoph Strasser (128 voti contro, 79 a favore). Nel documento venivano denunciate violazioni dei diritti umani di 85 prigionieri politici detenuti in Azerbaigian, tra cui giornalisti, blogger e attivisti. Secondo le accuse Volonté avrebbe ottenuto donazioni per due milioni e 390 mila euro a società e fondazioni a lui riconducibili.
Per ricostruire la vicenda partiamo da Saronno, sede della fondazione che avrebbe incassato i soldi.
Il caso di Volontè, sotto processo per riciclaggio, non è isolato. Sarebbero coinvolti altri membri del Consiglio oltre a importanti società multinazionali europee. Una macchia nell’organizzazione simbolo della democrazia e della difesa dei diritti umani, che ha avviato un’inchiesta indipendente per verificare le accuse di corruzione e favoritismi nei confronti di ex e attuali membri dell’Assemblea parlamentare.
Consiglio europeo
1992 (ufficialmente)
Bruxelles
Consiglio
1 Capo di Stato/Governo x Paese UE
Presidente Commisione europea
Alto rappresentante per la sicurezza
A differenza del Consiglio d’Europa è una delle istituzioni della Ue. Stabilisce gli orientamenti politici generali dell'Unione europea. Ma non ha il potere di legiferare. Nomina ed elegge i candidati a determinati ruoli di alto profilo a livello dell'Ue, fra cui la Bce e la Commissione.
Presidente in carica: Donald Tusk, eletto dal Consiglio europeo stesso per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta.
Di solito si riunisce quattro volte all'anno, ma il presidente può convocare riunioni straordinarie, se necessario. In generale adotta le decisioni per consenso (un metodo che prevede un accordo generalizzato su una decisione e un processo di confronto e discussione per arrivarci). In alcuni casi invece, come nel caso dei Trattati, serve un voto all'unanimità o a maggioranza qualificata. Alla votazione non partecipano né il presidente del Consiglio europeo né il presidente della Commissione.
Le due grandi crisi dell’Unione europea di questi anni, quella migratoria e quella del processo di integrazione, a seguito della Brexit, hanno inevitabilmente riportato il Consiglio europeo e il suo presidente al centro degli intrecci politici dell’Unione. Spesso con decisioni politiche prese in modo informale ma poi diventate esecutive.
Ad esempio l’esito del referendum in Gran Bretagna, con la Brexit, non ha portato a seguire la procedura prevista dai Trattati. Al contrario, ha aperto una nuova e più intensa fase di informalità in seno al Consiglio europeo. La decisione del governo inglese di rinviare l’avvio delle procedure di recesso, disciplinate dall’art. 50 TUE (Trattato sull’Ue), ha infatti obbligato gli altri ventisette Stati membri a procedere a consultazioni informali, separatamente o a margine di Consigli europei, ovvero prendono le decisioni parlandosi al bar o nei corridoi.
Consiglio dell’Unione europea
1958
Bruxelles
Consiglio
Ministri Governo x Paese UE
Presidente
Assieme al Parlamento europeo esercita il potere legislativo: negozia e adotta atti che incidono direttamente sulla vita dei cittadini. La composizione del Consiglio cambia in base alla materia trattata. Ad esempio, le decisioni su questioni finanziarie sono prese dai ministri dell’economia riuniti nell’Ecofin.
Quando decide, insieme al Parlamento, sulla base di proposte presentate dalla Commissione europea, vota a maggioranza qualificata. Serve il consenso di almeno il 55% degli stati membri (cioè 16 su 28) che però devono rappresentare il 65% della popolazione europea. Una decisione può essere bloccata dal voto contrario di 4 paesi che rappresentino almeno il 35% della popolazione. Se la proposta non viene dalla Commissione serve una maggioranza qualificata rafforzata. Ossia il voto favorevole di almeno il 72% dei membri del Consiglio pari ad almeno il 65% della popolazione dell'Ue. Le questioni inerenti alla politica estera e di sicurezza, alla fiscalità, all’occupazione e alla sicurezza sociale richiedono l’unanimità, così come gli accordi con i paesi in via di sviluppo e le decisioni sull’adesione di nuovi Stati membri.
Il Parlamento europeo
1962
Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo
20 Commissioni parlamentari
751 Parlamentari
È una delle più grandi assemblee democratiche del mondo i cui membri sono eletti ogni 5 anni. Nel maggio 2014, oltre 500 milioni di cittadini dell'Ue hanno eletto i 751 membri del Parlamento europeo.
Anno di istituzione: 1952 quale Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell’acciaio; 1962 quale Parlamento europeo, con le prime elezioni dirette nel 1979 Sedi: Strasburgo (Francia), Bruxelles (Belgio), Lussemburgo
Esercita tre poteri fondamentali:
Condivide con il Consiglio i poteri relativi al budget europeo e alla legislazione. La maggior parte del lavoro del Parlamento è svolto nelle Commissioni parlamentari, a volte suddivise in sottocommissioni. Ad oggi vi sono 20 Commissioni il cui ambito spazia dagli affari esteri all’uguaglianza di genere. Il Parlamento europeo esercita anche un controllo sull'intera attività comunitaria e può istituire Commissioni temporanee d'inchiesta. Per realizzare gli obiettivi stabiliti nei trattati, l'Ue adotta diversi tipi di atti legislativi. Alcuni sono vincolanti, altri no.
Un regolamento è un atto legislativo vincolante e deve essere applicato nell'intera Unione europea. Ad esempio, quando l'Unione ha deciso di creare la SEPA, l’area unica dei pagamenti in euro, il Consiglio ha adottato un regolamento.
Una decisione è vincolante per i suoi destinatari, che possono essere una singola impresa o un Paese Ue, ed è direttamente applicabile. Un esempio è la decisione presa in materia di “lavoro nero”, nel 2016, quando è stata istituita una piattaforma a livello europeo per “prevenire, scoraggiare e combattere il lavoro non dichiarato” e “promuovere l'emersione”.
Non sono vincolanti e sono uno strumento che permette alle istituzioni europee di esprimere la loro posizione.
Se uno Stato membro non recepisce nei termini previsti una direttiva va incontro a una procedura di infrazione che può portare a una sanzione pecuniaria, stabilita dalla Corte di Giustizia europea. L’Italia dal 1952 al 2015 è il paese che più spesso è finito davanti alla Corte, con ben 642 ricorsi per inadempimento.
Le procedure a carico dell’Italia sono al momento 66, di cui 12 per il mancato recepimento di direttive e le restanti per violazioni del diritto europeo. Tutto questo ha un costo. Il nostro Paese paga centinaia di milioni di euro all’anno all’Ue soprattutto a causa delle infrazioni alle norme ambientali. Ad esempio, la gestione inadeguata dei rifiuti in Campania oltre a una somma forfettaria di 20 milioni di euro di multa, ci costa 120.000 euro per ogni giorno di ritardo dall’attuazione della sentenza della Corte di giustizia.
Corte europeadei diritti dell’uomo
1954
Strasburgo
Grande Camera
Camera
47 Giudici
Quando un cittadino, o uno Stato, pensa che siano stati violati i suoi diritti civili o politici può chiedere alla Corte europea dei diritti dell’uomo di pronunciarsi.
Il caso più noto è quello di Silvio Berlusconi: dopo essere stato condannato in via definitiva per frode fiscale, per effetto della Legge Severino, è stato interdetto dai pubblici uffici per 2 anni e decaduto dalla carica di Senatore.
Silvio Berlusconi con il ricorso a Strasburgo chiede che l’applicazione della legge Severino non possa essere retroattiva. Inoltre incandidabilità e decadenza parlamentare, secondo Berlusconi, sono sanzioni di natura penale.
La Corte Europea dei diritti dell’uomo è formata da due sezioni:
I 17 giudici che la compongono intervengono nei casi più complessi e quando vi sono gravi problemi di interpretazione della Convenzione o dei protocolli, oppure se la sentenza può scatenare un contrasto con una sentenza precedente. Le sentenze emesse dalla Grande Camera sono definitive, non possono essere appellate, sono vincolanti per gli Stati interessati, e hanno portato i governi a modificare la loro legislazione in numerosi settori.
La Camera si occupa di tutti i casi meno complessi che riguardano la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. Per esempio dal diritto di un cittadino ad avere un processo in tempi ragionevoli, al diritto alla privacy. Come previsto dalla recente sentenza, dello scorso settembre 2017, che stabilisce che il datore di lavoro non può controllare le mail dei dipendenti, senza un adeguato preavviso, perchè una violazione della vita privata.
I giudici risolvono in via ordinaria i casi presentati. Ma le parti hanno tre mesi per richiedere il rinvio del caso alla Grande Camera per una nuova valutazione. I singoli cittadini possono presentare un ricorso direttamente alla Corte. L’ausilio di un avvocato non è necessario.
il diritto alla vita, a un equo processo, al rispetto della vita privata e familiare, la libertà di espressione, di pensiero e di religione, il diritto al rispetto della proprietà.
È composta da 47 giudici, uno per ogni Stato membro del Consiglio d'Europa. Il mandato, non rinnovabile, è della durata di nove anni. Il membro italiano è Guido Raimondi che ricopre anche il ruolo di vicepresidente. Il presidente è il lussemburghese Dean Spielmann.
Corte di Giustizia
1952
Lussemburgo
Tribunale dell’UE
Corte di giustizia
1 giudice x Paese UE 11 avvocati 47 giudici
Interviene nei casi di contenziosi tra cittadini o imprese e un’istituzione Europea (ricorsi diretti). Nella maggior parte dei casi, però, la Corte di giustizia interviene su richiesta di un giudice nazionale per dare chiarimenti sul diritto dell’Unione europea quando ciò è necessario per applicare correttamente il diritto nazionale in una causa comune tra cittadini e imprese. Perché l’intervento della Corte è come una parentesi nel processo nazionale, prima che il giudice nazionale emetta la sua sentenza (causa pregiudiziale). Un esempio è la sentenza della Corte che riguarda il sig. Wittmer, cittadino tedesco, che dopo aver acquistato delle mattonelle, spendendo 1382 euro, durante i lavori si è accorto che vi erano delle ombrature visibili ad occhio nudo. Il perito incaricato giunto alla conclusione che dipendevano da piccole tracce di raschiatura, impossibili da cancellare, per cui l'unico rimedio possibile era la sostituzione totale delle piastrelle per un costo di 5830 euro. I giudici della Corte hanno stabilito che, secondo il diritto dell’Unione, un bene difettoso va sostituito. Il venditore deve rimuovere il bene a sue spese e installarvi quello sostitutivo. A seguito di ciò, il giudice nazionale dovrà dare un’interpretazione al diritto nazionale conforme all’indicazione della Corte. Ma sono numerosi gli esempi dell’intervento della Corte a tutela dei consumatori in cause pregiudiziali, sollevate dai giudici dei vari Paesi dell’Unione.
Se ritenete che le autorità di un qualsiasi paese abbiano violato il diritto dell'Ue, potete seguire la procedura ufficiale per i reclami. Garantisce che in tutti gli stati membri il diritto sia applicato allo stesso modo e dirime le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni.
Giudici e avvocati generali sono nominati congiuntamente dai governi nazionali per un mandato rinnovabile di sei anni. I giudici di ogni sezione eleggono un presidente che resta in carica per un mandato rinnovabile di tre anni