itcoin: il valore è aumentato 80 mila volte in 9 anni

Il Bitcoin segna un nuovo record storico e supera quota 5.000 dollari a otto anni e mezzo dalla nascita. Al suo lancio, nel febbraio del 2009, non valeva che pochi centesimi. Si fa sul serio?

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Una moneta elettronica

Che cos'è una moneta? Uno strumento di pagamento.

Nei millenni ha assunto forme e significati diversi:
dalle conchiglie cauri alle tavolette di argilla, dalle monete d’oro al sistema Euro.
Nell’era digitale, dove foto, musica e film si trasformano in sequenze di bit, ha trovato spazio anche una moneta virtuale?

Il Bitcoin è un sistema di pagamento elettronico gestito esclusivamente online, senza corrispettivo cartaceo (banconote) e progettato per funzionare al di fuori del controllo centralizzato delle banche.

Chi usa abitualmente bancomat o carte di credito ha già familiarità con le transazioni elettroniche, di diverso c’è solo il mezzo: un’app anziché una card.

Non serve aprire un conto corrente né registrarsi ad alcun servizio online.
Basta installare sul proprio telefono un’app che simuli un “portafoglio” virtuale e si è già in grado di inviare e ricevere pagamenti, da utente a utente, in brevissimo tempo e in qualsiasi parte del mondo.
Le transazioni non possono essere bloccate né annullate e hanno irrisori costi di commissione.



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Come nasce

Alla fine del 2006 il collasso del mercato immobiliare americano con la crisi dei “mutui subprime” trascina gran parte delle economie mondiali in una delle più gravi recessioni economiche della storia.

La vicenda, causata secondo molti analisti dall’eccessiva speculazione finanziaria, genera nuovo fermento negli ambienti cypherpunk, già da tempo attivi nella ricerca di sistemi monetari alternativi.
Il 15 settembre 2008 Lehman Brothers dichiara bancarotta, il 1 novembre dello stesso anno un misterioso programmatore sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto annuncia su un forum di crittografia la nascita dei Bitcoin.



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Blockchain, un’alternativa alle banche

"Ho lavorato su un nuovo sistema di denaro elettronico completamente peer-to-peer, che non necessita intermediazione di terze parti".
- Satoshi Nakamoto fondatore Bitcoin

Niente intermediazioni bancarie quindi, né banconote. Come si fa?

Il protocollo peer-to-peer realizza una rete "da computer a computer" in grado di funzionare senza il controllo di un server centralizzato: ogni elemento (peer) è contemporaneamente sia server che client. Da anni è alla base di famosi programmi di filesharing come BitTorrent o eMule usati per condividere musica e video.

Rete client/server

Rete peer-to-peer

La blockchain
Nel caso dei bitcoin, gli utenti sfruttano il peer-to-peer per condividere e tenere continuamente aggiornato un unico file che ha la funzione di “registro contabile”, pubblico e accessibile a tutti, sul quale sono costantemente riportate tutte le transazioni di denaro mai avvenute dalla nascita dei bitcoin a oggi. Questo registro è chiamato blockchain.

Non più la banca, quindi, ma è l’intera comunità che "tiene la contabilità" e garantisce la sicurezza e la correttezza delle operazioni.

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Bitcoin in numeri

La comunità Bitcoin oggi è stimata in circa 11,5 milioni di persone in tutto il mondo tra cittadini, organizzazioni, università e chiunque intenda partecipare al progetto. Per fare un paragone, l’Euro è usato da oltre 340 milioni di cittadini e il Dollaro da quasi 360 milioni.

Bitcoin previsti

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Bitcoin in circolazione

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Valore attuale

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miliardi
Transazioni giornaliere

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Bitcoin scambiati in 24h

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mila
Valore scambiato in 24h

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milioni

Il controvalore totale dell'economia Bitcoin nel 2012 era di 140 milioni di dollari, nel 2013 raggiunge i 6 miliardi di dollari, oggi sono 80 miliardi.

Elaborazione howmuch.net

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Come mi procuro i bitcoin?

Per riceverli occorre installare sul proprio smartphone una delle tante app gratuite che simulano un “portafoglio virtuale”, come ad esempio Bitcoin Wallet (un esempio per Android).



Bitcoin wallet

Poi ci sono almeno 3 possibilità.

Farsi pagare in bitcoin
Accettare bitcoin da chi già ne possiede, come forma di pagamento per beni o servizi.

Acquistarli nei bitcoin exchange
Esistono molti siti dove è possibile acquistare bitcoin in cambio di altre valute come euro o dollari: i cosiddetti bitcoin exchange.

Estrarli direttamente in “miniera”
Chiunque può coniare Bitcoin, ma è un processo complesso che richiede tempo, hardware potente e grande consumo di elettricità.

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Cosa "possiedo" materialmente?

"Se non possiedi la tua chiave privata, non possiedi i tuoi bitcoin".
- Andreas M. Antonopoulos esperto Bitcoin e Blockchain

Sulla blockchain è riportato l’elenco cronologico di ogni singola transazione per ciascun bitcoin. Se, ad esempio, Luca ha ricevuto e speso dei bitcoin, sicuramente ve ne sarà traccia.

Mittente Destinatario Importo Chiave pubblica
Anna Marco 2 BTC 1BitBE9zZDexxxxxxPSapWtViWJf2NJYyt
... ... ... ...
Laura Luca 5 BTC IICXAIBAAKBxxxxxxgGbBuUYGm0ukIQe
Silvia Luca 3 BTC LcjXlv7Deu4xxxxxx42rEpwOZCPVnhEWh
Luca Fabio 1 BTC mjFiIz1HVffxxxxxxfe2fjXnh4VckJsKW
= Luca possiede 7 bitcoin

Il trasferimento di denaro tra utenti è protetto da un meccanismo di cifratura.
Ogni importo ricevuto è “marchiato” dal suo attuale proprietario con un codice detto chiave pubblica. A ogni chiave pubblica corrisponde una chiave privata (nota solo al proprietario) che servirà per spendere i bitcoin ricevuti creando una nuova transazione “marchiata” con la chiave pubblica del destinatario.

Perdere la chiave privata significa perdere la possibilità di spendere i propri bitcoin.



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È vero che le transazioni sono anonime?

Sulla blockchain nella realtà non vi sono riportati nomi, ma codici (chiavi) che ogni utente possiede e attraverso i quali risale al totale dei bitcoin a sua disposizione.

Mittente Destinatario Importo Chiave pubblica
Anna Marco 2 BTC 1BitBE9zZDexxxxxxPSapWtViWJf2NJYyt
... ... ... ...
Laura Luca 5 BTC IICXAIBAAKBxxxxxxgGbBuUYGm0ukIQe
Silvia Luca 3 BTC LcjXlv7Deu4xxxxxx42rEpwOZCPVnhEWh
Luca Fabio 1 BTC mjFiIz1HVffxxxxxxfe2fjXnh4VckJsKW

Il sistema garantisce un sostanziale anonimato. A meno che l’utente stesso non commetta delle ingenuità...

Ecco alcuni esempi:

  • Pubblicare sul web il proprio nome e il proprio indirizzo bitcoin, ad esempio per ricevere eventuali donazioni.

  • Acquistare i bitcoin sui siti di Bitcoin Exchange. Il trasferimento di denaro reale verso il sito di exchange lascia certamente una traccia.

  • Fare un acquisto online in bitcoin e comunicare il proprio reale indirizzo per la spedizione.

Sono favorite le attività illecite, ad esempio nel deep web?

I bitcoin, e in generale le criptovalute, sono le monete utilizzate per gli acquisti nel deep web, una parte di Internet non indicizzata quindi non raggiungibile attraverso i comuni motori di ricerca come Google.
Ma il deep web è noto soprattutto per lo smercio di beni illegali, come armi, documenti, droghe, che avviene nel più totale anonimato proprio perché per accedere a questa parte nascosta della rete serve un apposito sistema, Tor, e per comprare servono valute virtuali. I Bitcoin sono ancora tra le più utilizzate ma sono tracciabili perché la blockchain è pur sempre pubblica. Per aggirare questo eventuale rischio i trafficanti del deep web si stanno orientando verso nuove tecniche come i mixer, sistemi che ripuliscono i bitcoin parcellizzando i flussi di scambio, o nuove criptovalute come il Monero e Zcash con maggiori garanzie di segretezza.

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Chi “conia” i Bitcoin

I bitcoin sono generati automaticamente dal sistema e assegnati come "ricompensa" agli utenti che si dedicano alla onerosa attività di validazione delle transazioni: i cosiddetti "miners".

Ogni giorno, infatti, vengono effettuati oltre 300 mila pagamenti che devono essere approvati, raggruppati in blocchi e aggiunti alla blockchain.

Per evitare che uno o più malintenzionati alterino la blockchain a proprio vantaggio con transazioni fasulle, il processo di approvazione dei blocchi è progettato per essere molto complicato. Servono computer potenti in grado di risolvere quiz matematici associati alla blockchain, tanto tempo, e spesa in energia consumata.

Vale la pena perché il primo che risolve il quiz (valida un blocco) viene ricompensato in bitcoin.

I bitcoin sono in numero prestabilito e fisso: 21 milioni.
Oggi in circolazione ce ne sono circa 17 milioni.

Fino al raggiungimento dei 21 milioni la ricompensa sarà costituita da bitcoin “nuovi”.
Successivamente i miners saranno ricompensati con una piccola tassa applicata su ogni transazione.

Il sistema è studiato in modo tale che venga validato un blocco ogni 10 minuti circa. Questo è quindi il tempo minimo di attesa affinché una transazione tra due utenti diventi effettiva.

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Una corsa all’oro

Questo sistema di "estrazione" dei bitcoin ha dinamiche simili a quelle dei primi cercatori d’oro: si lavora, si "scava" sperando di trovare la pepita, il primo che la trova ne diventa il proprietario.

Naturalmente, più cresce il valore dei bitcoin più diventa allettante l’attività di "mining". Più aumentano i miners più diventa difficile risolvere il quiz prima degli altri.

Per restare competitivo, quindi, un miner è costretto a dotarsi di hardware sempre più potente e spesso unisce le proprie forze insieme ad altri miners nei cosiddetti “mining pool”.

Attorno a questa attività è nato un vero e proprio business. Esistono computer in commercio nati al solo scopo di fare “mining” di bitcoin, più veloci nei calcoli e più moderati nel consumo di elettricità.

C’è chi ci investe seriamente e decide di allestire delle vere e proprie fabbriche come questa "mining factory" cinese da 120 bitcoin al giorno e 80 mila dollari al mese di bolletta elettrica.

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Il rischio è che vengano sottratti soldi al fisco

"Il Bitcoin è una frode. Non è una cosa reale. È destinato a fare una brutta fine".
- Jamie Dimon Ceo di Jp Morgan Chase

Probabilmente la maggior parte di chi si interessa oggi ai bitcoin lo fa per capire se convenga investirci un po’ di denaro nella speranza di una futura rivalutazione.

Il valore oggi attribuito ai bitcoin è dettato dalla legge della domanda e dell’offerta. C’è chi è disposto a pagare un bitcoin quasi 5 mila dollari e c’è chi è disposto a venderlo perché qualche anno prima lo ha pagato 10 dollari.

Intervista a Marcello Minenna - docente di finanza - London Graduate School

Una crescita, quella dei Bitcoin, che è stata esponenziale nel tempo...

"Una spinta è arrivata dai grandi siti di e-commerce che hanno iniziato a riconoscere il bitcoin come mezzo di pagamento. Inoltre il bitcoin garantendo un elevato grado di anonimato a chi lo utilizza può essere utilizzato per attività illecite come ad esempio riciclaggio, evasione fiscale, ramsonware o fuga di capitali all’estero superando le limitazioni normative imposte dalle Banche Centrali. Si pensi che in grandi aree valutarie come la Cina dove il controllo dei capitali è fondamentale per governare il cambio tra Yuan e dollaro si sta iniziando a regolamentare la materia peraltro con non poche difficoltà."

Quindi in assenza di regole, siamo di fronte al rischio per chi investe, rischio evasione, rischio riciclaggio

"Premesso che il bitcoin vorrebbe essere una valuta si può assimilare per ora a un investimento altamente speculativo. Ad esempio si può decidere di investire sul cambio dollaro/euro e comprare una delle due valute ipotizzando che si apprezzi sull’altra, prendendosi il rischio del mercato dei cambi. Nel caso dei bitcoin la volatilità è assai più elevata, al momento 50 volte di più! Va calcolato anche che è un mercato virtuale e non trasparente. Il primo «failure» del mercato potrebbe quindi generare crolli delle quotazioni di durata e dimensioni non prevedibili. Inoltre grazie all’incompletezza della tracciatura delle operazioni la domanda di bitcoin è alterata da utilizzi potenzialmente illeciti".

Quali prospettive?

"In prospettiva credo che la regolamentazione anche fiscale sull’uso dei bitcoin diverrà più stringente e con essa si ricondurrà l’uso del bitcoin a ciò che è: uno strumento di pagamento. Se così sarà magari in futuro nasceranno altri problemi quali ad esempio l’interferenza con l'operatività delle banche centrali che di mestiere gestiscono monete. Ma per questo è ancora presto".

Naturalmente coloro che investono denaro nell’acquisto di bitcoin hanno tutto l’interesse a far sì che il sistema resti in piedi. Nonostante i rischi legati alla gestione e alle falle del sistema. Un esempio è quello del famoso sito di Bitcoin Exchange: Mt Gox, colosso attraverso cui passava il 70% di tutte le transazioni mondiali di bitcoin, ha chiuso nel 2014 dopo l’annuncio di bancarotta per la perdita di centinaia di migliaia di bitcoin che appartenevano ai suoi utenti.

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Tutto nelle mani della comunità. Ci si può fidare?

Esistono i Bitcoin perché esiste una comunità di persone che contribuisce con i propri computer a mantenere attiva e aggiornata la blockchain, ma se tutte le copie della blockchain improvvisamente andassero perdute, l’intero sistema Bitcoin svanirebbe nel nulla. Coloro che mantengono la blockchain sono chiamati full-node. Quanti sono?

Diffusione dei nodi (dati soggetti a continue variazioni)

Paese Nodi %
Stati Uniti 2670 28.89%
Germania 1417 15.33%
Francia 475 5.10%
Olanda 1417 15.33%
Cina 447 4.80%
Canada 399 4.29%
Russia 336 3.61%
Regno Unito 333 3.58%
Singapore 191 2.05%
Italia: 22° posto

Dati: Bitnodes

I full-node pubblicamente raggiungibili, sono circa 9 mila, ma la stima parla di 50.000. Il sistema che si autocontrolla attraverso un software, oggi capitalizza 80 miliardi di dollari. Ma che garanzie danno questi “nodi”?

Intervista a Paolo Agazzone - esperto in networking e sicurezza (Intercom e Melis Wallet)

"Il fatto che esistano tanti nodi è una garanzia perché ciascuno è in possesso di una copia della blockchain. Quindi è quasi impossibile cancellarla, se qualcuno volesse manipolare il sistema, perché certamente da qualche parte nel mondo qualcuno ne ha una copia".

Conviene produrre bitcoin (mining)?

"Il mining fa leva sull'avidità e quindi conviene quando si ottengono più bitcoin rispetto a quelli si potrebbero comprare con i soldi investiti in attrezzature, strutture e corrente. Per questo è un’attività diffusa soprattutto dove c’è un’economia che la sostiene, con bassi costi per l’hardware e l’energia per esempio, come in Cina e in alcune zone degli Stati Uniti".

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